22 Ott Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra. Intervista ad Elisabetta Sgarbi
LONGIANO – Lunedì sera la proiezione del film “Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra. Un viaggio nella cultura in Italia” girato dalla regista Elisabetta Sgarbi e presentato in anteprima al festival del cinema di Venezia. Longiano ed il suo teatro si preparano ad accogliere la regista con una serata realizzata in collaborazione con la Fondazione Tito Balestra: il titolo del lavoro è tratto da una poesia del poeta longianese, alla memoria del quale è stato dedicato l’intero lavoro. Per l’occasione abbiamo incontrato l’autrice Elisabetta Sgarbi, per una breve intervista:
Sarà la prima volta per lei a Longiano?
Ci sono passata, e conosco il castello. Mi piacerebbe molto realizzare un progetto cinematografico che riguardi queste terre, ma è ancora tutto da definire.
Come è venuta a conoscenza delle opere, delle liriche di Tito Balestra e della sua Fondazione?
Ho conosciuto i versi di Tito Balestra nel corso delle mie peregrinazioni ideali nei territori della poesia italiana. Balestra deve ancora essere riscoperto nella sua autentica grandezza: quando leggo le sue poesie, cariche di ironia fulminante, di malinconia disincantata. Poi, a dire il vero, e’ stato mio fratello Vittorio a riportarmelo alla attenzione, una notte a Milano. Aveva in macchina, tra decine di libri, la raccolta pubblicata da Garzanti. E infine, senza saperlo, un barcaiolo sul Po ha citato quel fatidico titolo come un detto popolare: ‘Se hai una montagna di neve tienila all’ombra’. Insomma e’ stato un incontro a più riprese.
Quale il futuro per progetti editoriali come il documentario da lei girato e, più in generale, per prodotti “culturali” lontani dagli standard ed i modelli promossi dai media, su tutti quelli televisivi?
Il film, non amo la parola documentario, è stato finanziato da Rai Cinema. E’ stato presentato a Venezia. Sono a Longiano, andro’ a Torino e a Berlino. Sara’ trasmesso da Rai 1 a novembre. Insomma, esiste un vasto campo di interesse per film ‘non standard’ come dice lei. L’unica strada sbarrata e’ la distribuzione nelle sale. Stiamo a vedere cosa accadrà in futuro. Io spero di proseguire, da parte mia, questa ricerca che ho ormai avviato da tempo e che prosegue su più fronti.
Come invertire la spirale entro cui sembrano soffocare prodotti e progetti culturali, sempre più penalizzati dal mercato della comunicazione di massa e apparentemente confinati ad un pubblico di nicchia?
Io credo che il luogo comune sia duro a morire. E’ più facile che chi ne ha la possibilità continui a fare quello che ha in animo. Senza stare a interrogarsi su quante persone vedranno, leggeranno, eccetera. Ciò che apparentemente può essere considerato un prodotto di nicchia, nel momento in cui esiste, può arrivare alla sensibilità del grande pubblico. Insomma ‘la cultura del piagnisteo’, come la chiama Hughes, non porta vantaggi.
“Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra. Un viaggio nella cultura in Italia” è un documentario ma può anche essere visto come un reportage etnografico sulla definizione di cultura data interlocutori diversi, per ruolo e connotazione sociale. Qual è la sua personale definizione di “Cultura”?
Per citare Balestra: ‘Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra’. La cultura e’ qualcosa di fragile, precaria, che necessariamente si perde, fatta più di oblio che di memoria. E per questo e’ necessario alimentarla continuamente, con nuova neve.
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