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Guerra alla Verità

07 Mar Guerra alla Verità

È passata poco più di una settimana da quando l’Italia e buona parte d’Europa non avevano altro a cui pensare se non che al Plateu della curva dei contagi della variante Omicron. Mi sembra davvero una vita fa. Una vita in cui il Lockdown ha rappresentato una sorta di mitica età dell’oro.

Ma oggi c’è la Guerra, un conflitto che agli occhi e alle orecchie di molti pare scoppiato in fretta e furia fra le mani del popolo ucraino, geograficamente situato vicino al cuore d’Europa, ma storicamente legato per tante ragioni alla grande Madre Russia.. 

Sono andato in overdose di notizie, Rainews24, Corriere.it, Radio Rai, Stampa Nazionale, Estera, pro Nato, pro Putin. Dove sta la verità? La verità è la prima vittima della guerra, lo dicono tutti. Ma mai come in questo caso ne ho fatto esperienza, imprigionato nel tragitto casa lavoro, sul divano la sera, nei pochi ritagli di tempo libero che mi portano altrove. Sono passivo al cospetto dei media. E non capisco qual è il quadro generale.

Così passando in libreria ieri pomeriggio mi sono trovato davanti a questo testo scritto nel 2015 dal titolo “Ucraina, la Guerra che non c’è” scritto da due giovani giornalisti, Andrea Sceresini e Lorenzo Giroffi. Mi sono detto: lo hanno scritto dei ragazzi della mia età (classe 1980 .ndr),  sembra un buon punto di partenza per raccogliere qualche coccio di questa guerra per ricostruirne il significato. L’ho comprato e l’ho letto in 2 giorni. Tutto d’un fiato.

A parte le questioni formali – lo stile con cui è scritto il testo è quello del reportage, i tempi sono serrati, le immagini che via via si compongono allo sfogliare delle pagine sono credibili, vivide e realistiche – questo libro mi ha consegnato il ritratto di un paese che non si è svegliato in guerra con il famoso discorso a reti unificate di Putin del 24 febbraio scorso. La guerra in Ucraina esiste da anni, guerra vera, fatta di morti, disperazione, povertà, orgoglio e voglia di andare avanti. In questo libro è come aprire una finestra nello spazio tempo e scoprire che 7 anni fa, Mariupol era già sotto assedio, il Donbass era già una repubblica popolare autoproclamata, i nazionalisti Ucraini – filo-fascisti e filo-nazisti – erano già una realtà consolidata e perfettamente integrata nei gangli della difesa Ucraina. E in tutto questo, a due passi dalle bombe e via via più lontano dal palcoscenico della guerra, il popolo ucraino ha sempre continuato a condurre la propria vita, cercando ogni giorno un nuovo equilibrio su di una normalità sempre più traballante.  

 È questo forse quello che più di tutto rimane alla fine di questa lettura. Il fatto che le motivazioni della guerra spesso non sono le motivazioni del popolo o dei popoli in nome dei quali la guerra viene condotta.

Poi mi chiedo perché oggi si parla solo di questa guerra, ieri invece no? La risposta a questa domanda andrebbe data da un’esperto di mass media e comunicazione di massa (non voglio evocare Dario Fabbri che nel giro di 15 giorni si è trasformato – sono sicuro ahilui – nel Burioni 2.0 che tutti ci siamo annoiati di incontrare digitalmente nei giorni del covid). 

Non so dare una risposta netta. L’unica cosa che mi è chiara – anche grazie a questa stimolante lettura – è che questa guerra non è appena scoppiata, ha radici profonde nella storia dell’Ucraina, radici forse contaminate, che di sicuro non cesserà a breve. Passeranno anni prima che il fragore di mortai e le granate smettano di incendiare l’aria dei cieli d’Ucraina. 

Quello che possiamo fare è continuare a cercare la verità, con l’umiltà di chi sa che la Verità è difficile da trovare soprattutto là dove non c’è Pace. Per questo sono grato a giornalisti come Andrea SceresiniLorenzo Giroffi, ma anche Cecilia Sala e Giorgio Bianchi (solo per citare alcuni dei reporter che seguo con stima, ammirazione e rispetto) che con il loro lavoro offrono un punto di vista diretto su di un conflitto di cui adesso sentiremo parlare per ancora tanto tempo. 

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