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Un nuovo album per gli Screaming Trees? LAST WORDS – THE FINAL RECORDINGS

31 Ago Un nuovo album per gli Screaming Trees? LAST WORDS – THE FINAL RECORDINGS

Rientro dal lavoro e accendo un po’ di radio, media che sembra essere nato per accompagnare qualunque viaggio in auto nel migliore dei modi. Radio 2, credo sia l’ora di Moby Dick. La speaker, di cui non ricordo il nome, annuncia: “ed ora il ritorno degli Screaming Trees con il nuovo brano Ash Gray Summer“. Mi dico: “ok sei fritto, sicuramente avrà annunciato tutt’altro. Poi sento le chitarre dei fratelli O’Connor, il beat di quel fenomeno assoluto che era e che rimane Barret Martin, la voce inconfondibile di Mark Lanegan e dico, “cazzo, sono loro davvero”.

Sono proprio loro, o forse è il caso di usare un verbo declinato al passato. Il disco esce a distanza di oltre 10 anni dalla sua registrazione, fortemente voluto dallo stesso Barret Martin e dal padre discografico del grunge Mr. Jack Endino. 10 tracce che rappresentano il tentativo – mancato – degli Screaming Trees di dare seguito al loro ultimo disco ufficiale Dust, datato 1996, anche grazie all’aiuto di Peter Buck dei R.E.M. che proprio fra il 1998 ed il 1999 collaborava con Martin nel progetto Tuatara. Tracce che saranno pubblicate in un futuro nebuloso su di un supporto “fisico” (CD o LP) dall’etichetta di Martin,  la Sunyata Records. Al momento ci accontentiamo di una versione digitale, messa in circolazione dalla stessa Sunyata.

Last Words- The Final RecordingsMe lo sono scaricato e me lo sto ascoltando con molta pace: le linee espressive sviluppano le trame più melodiche già messe in mostra nell’ultimo disco ufficiale. Lontani dunque i fasti di Buzz Factory ed Uncle Anesthesia, così come ovviamente quelli legati al disco più popolare dei Trees, Sweet Oblivion. In “Last Words” però sono tanti i momenti in cui non si è stufi di ascoltare la voce di Lanegan accompagnata da linee vocali di sostegno costruite con grande classe dagli O’Connor bros. Tante chitarre acustiche, phaser ed ovviamente tonnellate di wah.

Detta altrimenti, è come se una specie di aura archeologica campeggiasse in tutti i brani di Last Words, come se questa musica non fosse mai venuta alla luce e provenisse direttamente da un’altra epoca, per poi essere stata portata in superficie da qualche speleologo, impegnato nella ricerca di tutt’altro. Il tesoro però è di quelli che oggi riusciamo a capire. Capiamo il motivo per cui Mark Lanegan si sia avventurato in proficue quanto impersonali collaborazioni con i QOTSA di Josh Homme e Nick Olivieri (il primo dei due chitarrista live degli Screaming Trees durante il tour di Dust), capiamo quali siano le motivazioni che ancora oggi danno ossigeno al fuoco che bruca sulle bacchette di Barret Martin e dei suoi TUATARA, band semplicemente da adorare.

Continuo ad ascoltarlo e fila liscio. Ha il fantastico suono della sconfitta. Questo disco, fosse uscito veramente nel 1999 non avrebbe  modificato la storia del Rock. A distanza di oltre 10 anni dalla sua concezione però, Last Words ha il sapore di una reliquia veramente sacra ritrovata in un paese in cui tutti ormai non credono più a nulla, tanto meno nella musica.

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